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Italia sempre più Fintech, ma con le giuste tutele



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Il decreto fintech sembra sancire il passaggio da una politica di innovazione tradizionalmente orientata alla tecnologia a una più incentrata sulla società e le sue sfide, nella quale norme adeguate e flessibili sono al centro di uno sforzo condiviso tra Governo e istituzioni Ue

Pubblicato il 19 mag 2023



fintech

A cinque anni dal recepimento della Direttiva europea PSD2 (entrata in vigore nel nostro Paese il 13 gennaio 2018) che ha disciplinato i nuovi servizi di pagamento prestati anche da operatori diversi dalle Banche rendendo di fatto accessibile l’infrastruttura bancaria a terze parti, la Camera dei Deputati ha negli scorsi giorni dato il via libera definitivo al decreto-legge n°30 del marzo 2023 (già in precedenza approvato dal Senato).

Il decreto contiene disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech.

La blockchain nel Decreto Fintech

Nei fatti, il cosiddetto nuovo “Decreto Fintech” proietta l’applicazione della normativa europea verso un nuovo traguardo attraverso la costruzione di una blockchain per lo scambio di azioni e obbligazioni basandosi sui registri distribuiti (DLT), attuando il Regolamento (UE) 2022/858 relativo a un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito (DLT Pilot Regime) e introduce nel nostro ordinamento la disciplina dell’emissione e circolazione degli strumenti finanziari in forma digitale.

Verso un Open Finance integrato

Se l’avvio dell’open banking ha negli anni permesso un’apertura verso terzi e quindi reso più semplice l’accesso alla gestione delle proprie risorse ed ai pagamenti, è indubbio come sia stata la diffusione del Fintech il vero motore di questo cambiamento, con oltre 530 milioni di euro investiti per tecnologie di questo settore nell’ultimo biennio. E così questo decreto che ha messo in moto subito gli organismi di vigilanza, Consob e Banca d’Italia, ci porta a fare un passo ulteriore nella trasformazione digitale, verso un Open Finance integrato allo sviluppo di un ecosistema digitale europeo sempre più efficiente ed articolato anche in campo normativo e con nuove soluzioni tecnologiche anche al campo assicurativo.

In sostanza avremo procedure autorizzative per gestire i DLT, e finalmente obbligazioni e azioni di Spa e di OICR, ma anche titoli di debito di SRL, potranno circolare in forma digitale “tokenizzata” mentre i derivati restano esclusi, coerentemente con la gradualità dell’approccio normativo e dei rischi ad essi connessi; un passo avanti anche per quella Unione dei Mercati dei Capitali europea dove per una asimmetria normativa le SRL erano penalizzate. È stato avviato così un processo di semplificazione del quale il mondo Fintech potrà sicuramente giovare.

Un passo avanti nel recepimento delle norme Ue

Il pacchetto europeo sulla Finanza Digitale vede un passo ulteriore al completamento del processo di recepimento che ingloba le norme UE: dal DLT Pilot Regime, in questo caso, al Regolamento MICA sui crypto asset; il fatto che l’Italia, sempre presente ai tavoli europei con un contributo fondamentale dei nostri esperti degli organismi preposti, si sia attivata per garantire un ambiente affidabile e tutelato per i risparmiatori migliorerà sicuramente anche la competitività dei servizi.

La nuova definizione normativa di “strumento finanziario digitale“,

Altra novità importante del decreto fintech risiede nella nuova definizione normativa di “strumento finanziario digitale“, così come fornita a livello europeo dal DLT Pilot Regime, che ha modificato la direttiva 2014/65/UE (c.d. Mifid II). Tale definizione andrà a modificare il TUF, cioè il testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, (D.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58) dando un ulteriore segnale di necessario cambiamento atteso da tempo

Inevitabilmente Il nostro modo di essere consumatori e investitori è cambiato radicalmente grazie alla trasformazione digitale, che secondo i dati di Statista entro il 2026 catalizzerà oltre 3,4 triliardi di dollari USA di investimenti totali in tecnologie e servizi, ai quali si aggiungeranno ulteriori 417 miliardi di dollari entro il 2030 per la sostenibilità e l’adeguamento ai criteri Green.

Rischi, sicurezza digitale e sostenibilità finanziaria

Ciò che si deve valutare con attenzione è come rendere accessibile un mondo come quello degli investimenti attraverso il cellulare, che se non accompagnato da educazione e normative adeguate è in grado di esporre a rischi di sicurezza digitale e di minaccia verso il proprio benessere personale e finanziario.

Sensibilizzare giovani e meno giovani a guardare in modo critico agli investimenti senza lasciarsi trascinare dall’illusione di “falsi racconti e news” su attività di trading ad alto livello speculativo che potrebbero avere come unico risultato di aumentare la nostra vulnerabilità finanziaria, e’ certamente importante. Ben vengano quindi i presidi predisposti anche dal recente Disegno di Legge a sostegno della competitività dei capitali (il cosiddetto “Ddl Capitali”) in merito ad un’educazione finanziaria diffusa che da sempre vedono l’attività del Comitato Nazionale preposto, gli organismi di vigilanza e le associazioni, come AssoFintech e fondazioni della società civile raccolte nell’ASVIS (l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile in Italia) parte attiva di questo processo.

L’attuale scenario di transizione ambientale e digitale vede quindi un incremento degli sforzi congiunti della politica e del sistema bancario per dare risposta a quella forte insicurezza sul futuro di sostenibilità finanziaria che le persone sentono fortemente, senza lasciarsi spaventare da un’intelligenza artificiale che perlopiù percepiscono come abilitante ma che vorrebbero permettesse un maggior contenimento dei costi dei servizi finanziari.

Conclusioni

Riconoscendo che il mondo sta diventando sempre più interconnesso al di là dei confini tradizionali a un ritmo che non abbiamo mai sperimentato prima, e che si sta evolvendo a un ritmo accelerato alimentato dalla trasformazione digitale, gli adeguamenti normativi diventano stringenti per affrontare questo imprevedibile e prossimo futuro come la sfida più fondamentale da affrontare nel passaggio ad una società 5.0, e di conseguenza monitorare la stessa evoluzione nelle imprese.

La capacità di progettare l’industria e la società del futuro sarà determinante e, a tal fine, investire nelle tecnologie come nelle persone e fornire lo spazio per sperimentare le loro idee sarà la chiave. Ciò che osserviamo è il passaggio da una politica di innovazione tradizionalmente orientata alla tecnologia a una più incentrata sulla società e sulle sfide, dove le norme adeguate e flessibili sono al centro di uno sforzo condiviso tra Governo e istituzioni europee.

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