Nell’ormai lontano maggio 2019 (sembrano passati due digital-secoli da allora), il Team Digitale pubblicava su medium un post dal titolo “Come far diventare il tuo Comune un’amministrazione virtuosa del digitale”.
Alla luce del PNRR e dei cambiamenti avvenuti negli anni da quelle pubblicazioni (pandemia, piattaforma notifiche, it wallet per dirne alcuni) si era poi provato a sviluppare i punti indicati in quell’articolo mediante un aggiornamento in cui si era provato a vedere cosa era stato fatto e cosa mancava da fare.
Si prova ora ad aggiornare ulteriormente il ragionamento, cercando di capire “come far diventare il Comune un’amministrazione virtuosa del digitale alla luce del PNRR nel 2025”.
Speriamo il Team Digitale ci scuserà se prenderemo come riferimento il loro pezzo per rivederlo alla luce di quanto accaduto nel tempo, cercando di dare indicazioni molto chiare ed operative.
ANPR (fu “Entra nell’Anagrafe nazionale”)
ANPR è passata dalla fase 1 (adesione) alla fase 2 (erogazione). Tramite PDND è ora possibile accedervi con e-service che possono essere richiesti e ad approvazione automatica. Lo scopo è eliminare l’autorevolezza delle anagrafiche locali dei vari software della PA e avere un’unica anagrafica di riferimento che permette standardizzazione e riduzione di errori e semplificazione. Ad ANPR si è aggiunta la digitalizzazione dei servizi elettorali e l’ANSC, in corso di attivazione presso tutti i comunii. Questo permetterà di automatizzare numerose attività di stato civile che interessavano due comuni (ad esempio Iscrizione nel comune di Roma e cancellazione dal comune di Milano in caso di cambio di residenza).
In aggiunta, ANPR permette dal sito di ricevere in realtime 15 tipologie di certificati anagrafici:
- anagrafico di matrimonio;
- anagrafico di nascita;
- anagrafico di unione civile;
- di cittadinanza;
- di contratto di convivenza;
- di esistenza in vita;
- di residenza;
- di residenza AIRE;
- di residenza in convivenza;
- di stato civile;
- di stato di famiglia;
- di stato di famiglia AIRE;
- di stato di famiglia con rapporti di parentela;
- di stato di famiglia e di stato civile;
- di stato libero.
Sono inoltre disponibili 2 tipologie di certificati elettorali:
- di godimento dei diritti politici;
- di iscrizione nelle liste elettorali.
Importante nel 2025 sarà completare il percorso di adesione ad ANSC per i comuni e effettuare una buona comunicazione che permetta ai cittadini comodamente da casa di potersi fare i certificati di cui necessitano, mediante ANPR.
Ad ANPR nel tempo si sono aggiunte ANIST e ANIS. L’anagrafica è la base di ogni database da qui l’importanza di tutte quest AN* basi di dati.
PagoPA (fu “Attiva i pagamenti digitali con pagoPA”)
pagoPA permette di gestire i pagamenti digitali. Per i cittadini sicuramente l’esperienza utente è migliorato visto che ora si può pagare dove si vuole quando si vuole.
Per quanto riguarda gli enti è stato risolto (e sarà da implementare) il tema della marca da bollo ma rimane aperto il tema della riconciliazione automatica. La riconciliazione automatica permetterebbe di avere tutti i tributi pagati correttamente registrati anche nel software della contabilità, sgravando di molte ore di lavoro e di incrocio dati le ragioniere.
pagoPA ha implementato il broadcast per risolvere il problema, del resto questo richiede un accordo sui metadata tra i fornitori di ogni comune. Il broadcast è nato per sopperire alla ritrosia di alcuni fornitori nel fare integrazioni tra software proprio e quelli di altri fornitori.
Attivare quindi la riconciliazione automatica nella contabilità per tutti i servizi tributari (e non) diventa la sfida da completare nei prossimi mesi grazie anche agli avanzi degli avvisi PNRR, in modo da poter dire anche su pagoPA: adozione efficace completata.
Un buon auspicio per il 2025 potrebbe essere anche una riduzione delle commissioni per i cittadini (eventualmente assorbite dalle PA o grazie alla concorrenza tra PSP).
SPID e CIE
È ormai assodato che i servizi della PA debbano permettere l’accesso con SPID e CIE (oltre che con eIDAS). Molti enti pubblici hanno attivato questi servizi, con tutti i livelli di accesso (1,2,3) e il Governo sta promuovendo la CIE in modo che ci sia nel tempo una sola identità digitale di Stato. Nei prossimi mesi sarà importante anche attivare OIDC come protocollo di comunicazione per SPID e CIE, che permetta di migliorare la sicurezza dei servizi di autenticazione digitale e permetta il passaggio da un servizio di autenticazione ad un altro (ad esempio su due siti diversi) con il passaggio del token di autenticazione e senza richiedere al cittadino di doversi ri-autenticare.
Nel 2025 proseguirà la convergenza tra SPID e CIE, ora che CIE grazie a CIEID e CIESign è a tutti gli effetti come esperienza d’uso come SPID. Il numero di CIE in circolazione ha superato quello di SPID e tutti i comuni erogano praticamente solo Carte di identità Elettroniche.
Il messaggio del Governo è facilmente interpretabile: in tempi di covid19 abbiamo lasciato spazio ai privati per la loro velocità, ora tocca allo Stato fare la sua parte nell’ambito dell’identità digitale.
Cloud (fu “Utilizza infrastrutture condivise e servizi in cloud”)
La migrazione al cloud dei dati principali della PA è avvenuta o sta avvenendo grazie al PNRR. I dati più importanti sono infatti consolidati in basi di dati centrali (come ANPR ad esempio e le basi di dati di interesse nazionale), oppure in data center dei fornitori certificati sul catalogo ACN o nel PSN.
Questo passaggio si completerà nel 2025 o al massimo entro il giugno 2026.
Sarà poi compito delle PAL eliminare definitivamente i server migrando anche le basi di dati di minore importanza e riducendo davvero gli 11.000 datacenter censiti dalla corte dei conti nel 2019.
App IO (fu “Preparati a entrare in IO, l’app dei servizi pubblici”)
Dopo essere essere stata semplice applicazione di invio messaggi e invio un messaggio con pagamento, ed essersi evoluta in repository di documenti (Patente, Certificato Disabilità Europeo, Tessera Sanitaria) negli ultimi mesi del 2024, App IO sarà la vera protagonista del 2025 per due motivi.
Il primo motivo è che passerà da repository di documenti a vero e proprio Wallet Europeo, contenente dati e attributi di ognuno di noi cittadini.
Il secondo è che diventerà interattiva, ovvero permetterà non solo di ricevere informazioni dalle PA, ma anche di interagire con le PA stesse.
Come? E’ tutto da scoprire.
Per gli enti locali il 2025 potrebbe essere l’anno dell’invio di messaggi, partendo da Sanzioni CDS ed ex-CDS, Tari e servizi a domanda individuale, ad esempio. Anche inviare promemoria ai cittadini, in ottica push, non sarebbe male.
Dati (fu “Pubblica i tuoi dati”)
Prima un piccolo excursus.
Pubblicare i propri dati per una PA può voler dire due cose: opendata o PDND.
Collegarsi a PDND per l’erogazione di 2 servizi mediante API, come richiesto dal PNRR è un primo passo su PDND. Il vero passo sarà collegarsi per fruire delle basi di dati rese disponibili dalle PA Centrali, ovvero le basi di dati di interesse nazionale, e rendere effettivi i principi onceonly verso cittadini e imprese e onceonlypa tra pa.
Per il 2025 la speranza è che gli enti locali possano pubblicare come erogatori in maniera uniforme dei servizi utili (ad esempio per i comuni stacco protocollo e fascicolazione) e possano fruire al meglio di altrettanti servizi da altri enti, automatizzando lo scambio di documenti ad esempio.
Nel piano triennale è inoltre prevista la pubblicazione di OPENDATA come target, in misure diverse in base alla dimensione dell’ente. Sarà importante anche qui come in PDND individuare delle best practices di pubblicazione di opendata in modo da evitare che i comuni pubblichino dati poco interessanti o manutenuti a mano e che si eviti di rendere mero “function point” la pubblicazione di opendata (poi non manutenti e non utilizzati).
Offri ai cittadini servizi digitali (fu ed è il titolo attuale)
Il PNRR con l’avviso 1.4.1 ha erogato fondi per permettere di erogare servizi digitali mediante una lista di 26 servizi definiti come rilevanti da erogare. Ha inoltre permesso di uniformare i siti degli enti locali ad uno standard indicato su Designers Italia per tipo di ente (a partire dai comuni) e ha davvero trasformato i servizi in digitali (e non in form da compilare in pdf).
Rimane anche qui la sfida delle integrazioni. Se un ente ha effettuato questo cambiamento con la software house A e ha nel backoffice il software della software house B, deve farli comunicare per non avere servizi monchi o mancanti di dati e quindi chiedere nuovamente al cittadino di sopperire.
Questo non è facile, come non facile è il collegamento con pagoPA se il partner tecnologico è una società C, e come non lo è nell’avviso PNRR associato a SEND dove il triangolo PT pagoPA, pt SEND, fornitore software di backoffice rischia di somigliare al triangolo delle Bermude più che a un sistema di interoperabilità.
La speranza è che quanto stanziato e si ricorda che l’avviso 1.4.1 è il più corposo, permetta ai fornitori della PA di capire che i fondi ricevuti dagli enti a loro in parte girati, servono anche ad aprire i propri software e quindi le basi di dati degli enti che tengono prigioniere.
Lo scambio di dati può aprire nuovi interi mercati e opportunità e i dati vanno liberati dall’oppressione della singola software house, mediante API (rest).
Utilizza software open source (fu ed è il titolo attuale)
Il Codice dell’Amministrazione Digitale (art. 68 e 69) rende obbligatorio per tutti i Comuni (e le altre Pubbliche Amministrazioni):
● rendere disponibile in open source tutto il software che si commissiona (o si modifica);
● fare una valutazione comparativa prima di acquisire nuovo software, per controllare che non sia già di che non sia già disponibile un prodotto analogo, rilasciato da altre Pubbliche Amministrazioni o reperibile con licenza open source.
Per questo, prima di commissionare una nuova soluzione software va consultato il catalogo del software sul sito di Developers Italia.
Il catalogo ad oggi conta 375 software a riuso e 68 software di terze parti a riuso, ma non c’è ancora stata una diffusione dell’open source massiccia e probabilmente nemmeno nel 2025 ci sarà questo cambio di paradigma.
Uniforma i tuoi servizi digitali alle linee guida di design (fu ed è il titolo attuale)
Negli anni alla PA sono stati aggiunti:
- computer
- software
- piattaforme abilitanti
Ora la PA ha tutto quello che serve per fare il salto: utilizzare al meglio questi strumenti grazie all’automazione e rivisitazione dei processi.
Cosa serve per fare questo?
Sicuramente competenze di:
- dominio in cui il processo che si vuole cambiare si trova
- processi
- gestione delle persone
- piano triennale
Probabilmente la figura che meglio potrebbe guidare questo cambiamento è l’RTD o l’ufficio RTD, partendo da piccoli gruppi di entusiasti o innovatori per poi estendere il cambiamento a tutto l’ente. Partire troppo in grande, rischia di mostrarsi in fallimento per due motivi:
- il cambiamento è spesso osteggiato dall’essere umano, quindi bisogna partire da chi ha voglia di farlo
- il debito tecnico ovvero l’obsolescenza dei sistemi in uso o la necessità di sviluppi che le software house non hanno tempo di fare impegnate su tutti i fronti PNRR; potrebbe frenare il percorso
Quindi vanno cercati dei piccoli quick win per poi creare interesse sul cambiamento.
Un pizzico (ma anche un po’ di più) di intelligenza artificiale in questo percorso, non guasterebbe.
Conclusioni
Manca all’appello SEND che all’epoca della scrittura dell’articolo forse non era nemmeno un pensiero. Molti enti hanno aderito all’avviso, diversi l’anno concluso, ma l’adozione effettiva è agli albori. Il 2025 potrebbe essere un anno di ulteriore crescita del sistema Notifiche Digitali, percorso che richiederà probabilmente qualche tempo oltre il 2025 per un assestamento definitivo, vista l’esperienza di pagoPA e di altre piattaforme. Del resto le innovazioni richiedono tempo e adozione per diventare adatte all’utenza, sia finale (cittadini e imprese) che intermedia (PAL).
Non si è volutamente parlato né di Intelligenza Artificiale né di Competenze dei dipendenti pubblici, argomenti supermainstream e che avrebbero deviato il ragionamento verso direzioni di cui si parla già abbastanza.
Concludendo davvero, grazie a quanto sopra si è ripercorso quanto indicato nell’articolo Come far diventare il tuo Comune un’amministrazione virtuosa del digitale” del 2019, cercando di mostrare i numerosi passi avanti e possibili ulteriori sviluppi e migliorie.
Il futuro passa dal digitale, che non è un’opportunità ma una necessità per la PA italiana e globale. come spiegato nell’analisi “Senza digitale, addio ai servizi dei Comuni: ecco perché”.
La sfida dell’indipendenza adeguata degli enti locali è in corso per alcuni enti o tipologie di enti, prossima per altri e il digitale è una delle vie per vincerla.